Jan 21
B. Josefa María di Sant'Agnese, agostiniana (1625-1696)

Giuseppa Maria di Sant'Agnese, al secolo Giuseppa Teresa Albinàna, nasce a Benigànim (Valencia, Spagna), il 9 gennaio del 1625, dai poveri genitori Luigi e Vincenza Gomar. Rimasta orfana di padre ancora in tenera età, fu accolta dallo zio Bartolomeo Tudela, dove crebbe devota alla Madonna e dedita alla recita del Santo Rosario. 


Rimasta poi orfana anche di madre, all'età di diciotto anni, dopo aver superato varie difficoltà, il 25 ottobre 1643, entrò come suora conversa nel monastero delle agostiniane del suo paese, appartenente all'Osservanza Scalza, istituita, nel 1597, nell'ambito dell'Ordine, dall'arcivescovo Juan de Ribera (1532-1611).


Semplice ed umile, pur se dedita instancabilmente ai lavori e ai servizi della comunità, fu una grande anima contemplativa. Possedeva mediocri qualità intellettuali, anzi era addirittura analfabeta, ma le sue conoscenze teologiche e il dono del consiglio che aveva ricevuto costituirono motivo di ammirazione per tutti. Le sue estasi sorprendevano quanti la conoscevano.


Per la vita santa, che conduceva sotto ogni aspetto, l'arcivescovo di Valencia, monsignor Martino Lopez Antiveros, durante una visita al monastero nel 1663, volle che Giuseppa fosse ammessa tra le coriste. Fu sempre puntuale al coro e benché fosse balbuziente, tenendo dinanzi allo sguardo una devota immagine dell'"Ecce homo", recitava speditamente l'ufficio divino. Si alzava alle tre del mattino, andava in coro e vi restava fino alle undici. Pregava per il papa, per ogni necessità della Chiesa ed in particolare per le anime del Purgatorio, che definiva "sue figlioline". Supplicava di pregare per loro quanti si avvicinavano alla sua grata, raccoglieva elemosine per la celebrazione di Messe, si flagellava a sangue, non mangiava mai carne; in avvento e quaresima non si nutriva che di pane ed acqua e non beveva vino né cioccolata. 


Il diavolo la molestò più volte, attribuendole titoli volgari e tentandola ad azioni disoneste, ma ella se ne liberò sempre segnandosi ed esclamando: "Gesù, figlio di David, abbi pietà di me". 
Era sufficiente parlarle del mistero della Santissima Trinità perché la beata andasse in estasi e nelle situazioni più impegnative soleva esclamare: "La Santissima Trinità ci assista".


La fama della sua santità si era ormai propagata ovunque e gli abitanti di Valenza, in situazioni di pericolo, erano soliti esclamare: "Madre Agnese assistetemi". 
Leggeva il futuro come in un libro e penetrava nei segreti dei cuori: per questo molti vescovi, religiosi e personalità importanti andavano a consultarla ed a raccomandarsi alle sue preghiere. La madre del re Carlo II di Spagna sottoponeva al suo giudizio addirittura i principali affari della monarchia. Più volte gli arcivescovi di Valencia fecero esaminare la beata, ma tutti gli inquisitori ne riconobbero la singolare virtù, nonostante che da certe religiose fosse considerata una pazzerella. 


Quando Madre Giuseppa fu avvertita, in modo soprannaturale, dell'ormai prossima sua morte, non riuscì a contenere il suo giubilo. Negli ultimi mesi di vita fu colpita dall'epilessia, dall'asma e dall'ernia che aveva contratto in noviziato compiendo sforzi eccessivi. Sollecitò lei stessa il Viatico: "Sorelle mie, portatemi subito il mio sposo perché parto". 
Muore il 21 gennaio 1696, non prima di aver pronunciato ininterrottamente parecchie invocazioni a Gesù e a Maria.
Il corpo della defunta si conservò flessibile e da esso si sprigionò inoltre in tutto il monastero una soave fragranza. La folla accorse numerosa per poterla venerare ed ottenerne qualche reliquia; i suoi resti oggi si conservano nel monastero delle agostiniane di Benigànim.


Josefa María di Sant'Agnese è stata beatificata da Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci, 1878-1903) il 26 febbraio 1888.


Source: Evangelizo.org